Racconti dalla Motor Valley
Ducati 916 Senna: quando i miti si incontrano è per sempre.
Splendida, accattivante e seducente. Terribilmente moderna. Diversa da tutto ciò che era stato prodotto fino a quel momento.
Quando alla fine del 1993, al Salone della Moto di Milano, la Ducati tolse i veli alla sua ultima creazione, tutti quanti restarono a bocca aperta.
Dal momento di quella prima presentazione, il numero di estimatori della 916, il capolavoro senza tempo firmato da Massimo Tamburini, non smise mai di crescere, facendo di questo prodigio, frutto di sei anni di duro lavoro da parte del designer riminese, la moto più ammirata e desiderata di sempre.
Ne entrò presto a far parte un personaggio di assoluta eccezione. Uno che di mito se ne intendeva davvero, avendo scritto e riscritto più volte, prima ancora di diventarne la sua leggenda più grande, la storia della Formula 1: Ayrton Senna.
Ducati e Senna: passione reale, amicizia sincera.
Proprietari della Ducati, all’epoca, erano i fratelli Castiglioni, Claudio e Gianfranco, già proprietari del gruppo Cagiva. Grande appassionato di Formula 1, Claudio arrivò a conoscere Ayrton Senna, il popolarissimo pluricampione del mondo brasiliano. Il quale, a sua volta, amava dedicarsi alle due ruote ed era egli stesso un fiero possessore di una 851, il primo modello costruito a Borgo Panigale sotto la proprietà Cagiva, e di una Monster.
Da questo incontro di passioni nacque una profonda amicizia. Agli inizi del 1994, anno in cui Senna passò dalla McLaren alla Williams, Castiglioni ebbe l’occasione di mostrare al suo amico Ayrton la neonata Ducati da strada. Senna rimase folgorato da quelle forme, e i due capirono subito che la 916 era la moto perfetta per dare seguito a un progetto in cantiere già da qualche tempo: coniugare il marchio Ducati con il nome Senna.
Senna, che era nato in una famiglia ricca e cresciuto negli agi in un paese profondamente diseguale, voleva fare di più per regalare una possibilità a chi nella vita non ne aveva mai avuta una. E così, dopo tanti anni di donazioni anonime, aveva aperto una fondazione che portava il suo stesso nome: in questo modo ogni oggetto, ogni iniziativa che utilizzasse il brand esclusivo “Senna”, avrebbe versato delle royalties alla fondazione, che a sua volta avrebbe usato le risorse così raccolte per finanziare le sue opere di beneficenza.
Ducati 916 Senna: il tributo diventa leggenda.
Il generoso Castiglioni fu felice di sposare la causa dell’amico. Nel marzo del 1994, durante una sessione pre-stagionale di prove sul circuito di Imola, Senna firmò il contratto che legava il suo nome a quello di Ducati. Venne annunciata la produzione di 300 esemplari esclusivi di una speciale versione della 916 SP (la configurazione da pista della 916, con motore più potente e componenti di natura racing), allestita con una grafica rosso e antracite scelta personalmente dall’asso brasiliano.
La moto andò a ruba. Dopo tre sole settimane dall’annuncio le prenotazioni andarono esaurite. L’inizio della produzione era fissato per giugno-luglio, ma il tragico incidente al Gran Premio di San Marino del 1° maggio fece slittare tutto di qualche mese. La moto venne ufficialmente presentata al Motor Show di Bologna del dicembre 1994, in un evento/tributo a cui parteciparono Claudio Castiglioni, i piloti di Formula 1 Jean Alesi e Pier Luigi Martini, e Viviane Senna, co-fondatrice insieme al fratello Ayrton e tutt’oggi presidente della fondazione.
Il successo fu tale che vennero prodotte anche una II e una III serie della 916 Senna, nel 1997 e nel 1998, sempre in 300 esemplari, con colori scelti dal fratello minore di Senna, Leonardo. Nel 2013, invece, a poco meno di vent’anni dalla scomparsa di Ayrton, venne realizzata per il mercato brasiliano una Panigale 1199 S Senna, prodotta in 161 esemplari, tanti quante le gare a cui prese parte Senna nella sua carriera in Formula 1.