Racconti dalla Motor Valley

La Formula 1 di Carolina, tra il mondo dei motori e quello dei social

Carolina Tedeschi, sui social @f1withcarolina, è una giovane content creator che dalla sua stanza a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, è arrivata fino ai microfoni di Sky Sport F1 seguendo la sua infinita passione per il Motorsport.

Carolina nasce respirando l’aria delle corse e dei circuiti della Motor Valley, in una famiglia che ha da sempre considerato i motori una parte fondamentale della propria storia. Il suo percorso da content creator parte dalla volontà di portare questa sua passione a tanti altri ragazzi e ragazze come lei, accompagnandoli nella scoperta del mondo della Formula 1.

Oggi Carolina si racconta alla nostra redazione, guidandoci alla scoperta delle sue origini come content creator ma, soprattutto, come vera appassionata.

 

 

Se ti dicono Formula 1, o più in generale Motorsport, qual è il primo pensiero che ti viene in mente?

Quando penso alla Formula 1 o al Motorsport, i primi ricordi che mi vengono in mente sono quelli legati alla mia famiglia. Mi viene in mente il poster di Ayrton Senna in camera di mio fratello. Arrivo da una famiglia cresciuta nel mondo dei motori, è un qualcosa che abbiamo dentro.

Quindi sì, se penso ai motori penso a casa, e al mio idolo per eccellenza, Ayrton Senna.

 

La tua passione nasce quindi dal quel poster e dalla tua famiglia. È da lì che arriva la Carolina che conosciamo oggi?

Si, ma non è stato un percorso lineare, mi è servito del tempo per scoprire chi sono, cosa mi piace e cosa non mi piace fare. Per anni quello dei motori non è per me stato un ambito di particolare interesse. Mio fratello correva con i kart a livello professionale, mio cugino nelle formule minori della Formula 1, mio zio era campione italiano di motocross. Ho trascorso i weekend dei miei primi anni d’infanzia in camper per seguire mio fratello nelle gare. Non ero così entusiasta, spesso mi chiudevo nel camper e guardavo il wrestling in tv aspettando che le giornate passassero. Sono sempre stata quella diversa della famiglia, quella creativa, in realtà volevo fare l’attrice.

Oggi mi rendo conto che tutto quello che faccio mi riporta alla mia infanzia. Il ricordo di quegli anni in giro per i circuiti d’Italia è strettamente legato a una famiglia unita e felice, e ogni volta che sento il rumore di un motore in pista ritorno a quei momenti lì. È da questa presa di coscienza che è veramente iniziato il mio percorso.

 

Qual è stata la prima cosa che hai fatto per il mondo della Formula 1? Ti ricordi il primo contenuto che hai creato?

Certo, me lo ricordo molto bene. Ero a Roma per studiare recitazione, e nella mia stanza avevo appeso un poster di Lewis Hamilton. Mi capitava spesso di guardarlo e di pensare che avrei potuto fare anche io qualcosa di grande.

Il mio primo contenuto è stato un video su Instagram, “Le 5 curiosità su Ayrton Senna”, filmato direttamente con il cellulare. L’ho registrato e pubblicato senza pensarci troppo: durante le scuole superiori avevo già aperto un canale YouTube dove parlavo e recitavo, non mi vergognavo a stare davanti alla telecamera.

 

E come è andato quel video?

Penso abbiano messo “mi piace” mia mamma, mia nonna, il mio vicino di casa e mio fratello.

La mia fortuna è che non ho mai avuto aspettative, in quel momento non l’ho fatto per diventare famosa ma per me stessa. Avevo bisogno di stare bene. Dentro di me c’era qualcosa di molto più grande rispetto al voler dare importanza al numero dei “mi piace”, e questa è stata la mia salvezza e ciò che mi ha spinto a continuare. 

 

 

Da quel primo video, a tantissimi altri contenuti ed esperienze che hai fatto in questo tuo percorso. Fai spesso pronostici per le gare, ma se dovessi fare un “podio delle tue esperienze” cosa sceglieresti?

Al primo posto metto l’esperienza in Sky, poter entrare in Race Anatomy è stato un sogno. Quando sono arrivata in studio per la prima volta mi sono sentita parte di un mondo meraviglioso. Non ho mai pensato di poter lavorare per Sky, mi sembrava impossibile, ma ci sono tante strade per raggiungere un obiettivo, e io ho trovato la mia.

Continuando il podio, al secondo posto metto l’organizzazione di “Il coraggio di sognare”, un evento nato dalla voglia di trasmettere qualcosa di concreto ai ragazzi che mi seguono. So cosa vuol dire sentirsi persi e non avere idea di cosa volere dal futuro. Abbiamo portato sul palco persone che hanno trasformato le loro passioni in lavoro, e che hanno davvero qualcosa da insegnare o da lasciare ai ragazzi, creando un bellissimo momento di confronto e di condivisione reciproca.

La terza esperienza sul podio, invece, è essere stata scelta da New Era per andare nella fabbrica della Red Bull a Milton Keynes. È stata la mia prima esperienza all’estero, dopo essere stata direttamente scelta da un team di Formula 1 in rappresentanza dell’Italia. È stata una soddisfazione enorme.

 

Qual è stato il punto di svolta, se c’è stato, in cui hai capito che questa tua passione sarebbe potuta diventare anche il tuo lavoro? 

Il primo punto di svolta è sicuramente stata la chiamata da parte di Carlo Vanzini e Fabio Tavelli di Sky. Dopo aver chiuso la chiamata sono scoppiata a piangere come tutte le volte in cui ricevo una bella notizia, e quello è sicuramente stato uno dei primi pianti di gioia della mia carriera.

Oltre a questo, ricordo anche molto bene il primo contenuto retribuito che ho pubblicato sui miei canali social. In quel momento mi sono resa davvero conto della fortuna che stavo avendo nel poter lavorare facendo qualcosa che mi divertiva e che mi faceva stare bene. È stato bello.

 

Parlando invece di Motor Valley, cosa rappresenta per te la Terra dei Motori?

Per me la Motor Valley è famiglia. Siamo un territorio di grandi lavoratori, abbiamo tanta passione, creatività e voglia di fare. Siamo famosi in tutto il mondo per quello che abbiamo creato. Quando penso a Motor Valley penso a tutte le eccellenze di questa terra, alle grandi figure e ai brand che la compongono. 

A livello lavorativo penso invece a Imola, perché racchiude tantissime emozioni, esperienze e opportunità che ho avuto la possibilità di scoprire nel corso di questi anni. Penso a Maranello, alla Ferrari, alla F1, alla Moto GP, al mio primo Gran Premio a Misano. La Motor Valley rappresenta casa al cento per cento.

 

Come ci si sente ad essere una content creator oggi, soprattutto nel mondo del Motorsport? 

Non è sempre facile, a volte non è immediato riuscire a trasmettere il ruolo e l’importanza di una figura come il content creator, soprattutto all’interno di settori in cui non è ancora stata completamente sdoganata. In alcuni mondi, come quello della moda ad esempio, ci sono tantissimi giovani che fanno questo lavoro. Nel mondo del Motorsport non è ancora così, spesso risulta complicato spiegare ad altre persone i vantaggi che hanno le piattaforme social e la visibilità che porta questo linguaggio.

È importante sapersi creare le proprie opportunità e il proprio spazio, rafforzando di giorno in giorno la credibilità che viene trasmessa all’esterno.

 

Siamo abituati a pensare al Motorsport come un mondo un po’ maschile, è ancora così? E che tipo di rapporto c’è tra la stampa tradizionale e la figura del content creator?

Il Motorsport è uno sport prettamente maschile, e non c’è niente di male in questo. Ci sono però tantissime grandi donne che ricoprono dei ruoli in questo mondo. Le cose stanno sicuramente cambiando, anche se lentamente, ma va bene così!

Lo stesso discorso può essere fatto per il confronto tra giornalisti e creators. Anche qui le cose si stanno evolvendo, sono sempre di più le persone che accolgono questo nuovo aspetto del mestiere e cercano di sfruttarne al massimo le possibilità. Da parte mia, nel rapporto tra carta stampata e nuovi media c’è sicuramente tantissimo rispetto e voglia di imparare. 

 

 

Parliamo di Imola, e partiamo sempre dai tuoi ricordi. Cosa ti viene in mente se pensi all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari? Quali momenti ti legano a questo circuito così importante nel mondo?

La primissima cosa che mi viene in mente è Senna. Ero piccolina quando mi veniva raccontata la famosa storia di Ayrton, ho visto tutti i documentari possibili e immaginabili con mio fratello. Se parliamo di Imola penso subito a quel 1994 raccontato da lui.

Dopo questo, i miei ricordi sono molto più recenti, e sono immagini straordinarie di persone che hanno una passione infinita e che vivono per l’Autodromo. Pietro Benvenuti, Gian Carlo Minardi, Elena Penazzi, Marco Panieri, sono tutte persone che mi hanno accolto a braccia aperte, molto curiose e attente alla nuova generazione. Per me Imola rappresenta la loro passione e quella di tantissime altre persone. 

 

Chiudiamo con i tuoi sogni nel cassetto. Quali sono le esperienze in cui ti piacerebbe vedere la Carolina di domani?

Tra i miei sogni più grandi metto senza dubbio quello di seguire la Formula 1 in giro per il mondo e intervistare un pilota. Anzi, mi piacerebbe intervistare Lewis Hamilton prima che si ritiri dalla Formula 1. Vorrei poter parlare con lui come persona, indipendentemente dal suo lavoro, ascoltare e capire il suo percorso di vita. La vedo molto difficile, però il sogno rimane.

Un altro sogno che ho è quello di riuscire a conciliare il mio lavoro e il volontariato. Mi piacerebbe portare un po’ della magia del Motorsport anche ai bambini che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo in prima persona, spiegare loro i motori e farli giocare con le macchine. Vorrei poterli portare, anche solo per poco, in un mondo diverso da quello a cui sono abituati. 

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