Racconti dalla Motor Valley

La Romagna, il circuito di Misano, la Motor Valley: intervista esclusiva con Mauro Sanchini.

Il GP Octo San Marino e Riviera di Rimini è alle porte. Per scaldare i motori ci intratteniamo con un personaggio della Motor Valley tra i più amati dal pubblico delle due ruote. Uno che il circuito di Misano lo conosce bene, per averci corso tanti anni come pilota prima di iniziare a raccontarlo – con inconfondibile passione e simpatia – in cabina di commento, come spalla tecnica del collega-amico Guido Meda.

Mauro Sanchini è nato nelle Marche ma, come tanti altri suoi conterranei, è “romagnolo per attrazione”. Lo intervistiamo mentre si allena – in salita! – in sella alla sua bici. E mescolando ricordi e aneddoti della sua carriera di pilota, ‘il Sankio’ ci offre tantissimi spunti per parlare del passato, del presente e del futuro del Misano World Circuit Marco Simoncelli.

Mauro, tu sei originario di quella parte di Motor Valley che si estende fuori dai confini emiliano-romagnoli. Che cosa rappresenta per te il circuito di Misano?

Misano è sempre stato un posto speciale. Già quand’ero bambino i genitori mi accompagnavano a vedere la 500, le gare notturne di Endurance, anche le auto. È sempre stata una festa, una ludoteca a cielo aperto. È la pista che sta nel cuore di tutti gli appassionati, come il Mugello. A differenza di quest’ultimo, però, noi (dice proprio così, ndr) abbiamo tutto un contesto intorno. Il GP di Misano lo vivi anche da fuori, grazie ai tanti eventi presenti nei dintorni. La gente ha modo di muoversi e divertirsi. Nel bar di Riccione dove faccio sempre colazione c’è un cartello con la scritta “Sorridi, sei in Romagna!”: ecco, è questa l’arma in più che differenzia Misano da tutti gli altri circuiti.

 

La storia di Misano è fatta di varie epoche. Tu correvi sulla vecchia pista, quella precedente la trasformazione del 2006. Com’era il circuito di Misano allora?

Esatto, io sono proprio cresciuto come pilota nel vecchio circuito, quello “alla dritta”, sinistrorso. Era un circuito ricco di fascino, che aveva dei punti che lo rendevano davvero unico. Solo gli specialisti di Misano lo sapevano interpretare bene. Staccata del traguardo, Misano 1 e Misano 2, curve a destra di novanta gradi, meravigliose, dove dovevi uscire con grande percorrenza. Poi arrivava il punto dove si faceva il tempo: a sinistra secca, Carro 1, in prima, e da lì in sequenza Carro 2, 3 e 4 e curvone. Una roba, una libidine… e poi la curva del Tramonto, la curva della Quercia, erano punti davvero meravigliosi. Però è bello anche adesso, diciamo la verità.

Cosa lo caratterizza oggi? Qual è la specificità del suo tracciato?

Il circuito di prima favoriva chi aveva grande percorrenza, perché dal Carro 1 era tutta una sequenza di curve aperte. Il velocista che riusciva a scegliere il rapporto giusto faceva la differenza. Adesso è una pista molto tecnica, forse più difficile da mettere a punto, perché ci sono più curve che vanno a chiudere. Come il Carro, o come le due Misano, molto spigolose. Quindi il momento cruciale adesso è quello della frenata.

C’è un ricordo particolare che ti lega al circuito di Misano?

Quello del GP del 2004. Quell’anno correvo con un team privato in una Superbike – molto diversa da quella di adesso – piena di team ufficiali. Arriva l’attesissimo GP di Misano. Nelle prove libere sono sempre primo. Anche al warm-up sono primo. Quando arriva il momento della gara, piove un attimo poi smette. Metto la gomma più dura, faccio in testa un po’ di giri, poi mi passano Corser e Laconi con le gomme più morbide. Io mi metto dietro di loro, ad aspettare che la gomma dura mi avvantaggi nella parte finale di gara. Ero convinto di poter realizzare il mio sogno, e godermi l’ovazione dalle tribune mentre taglio per primo il traguardo. Quelli del mio paese e dintorni eran tutti lì, e io sentivo che ce l’avrei fatta. Invece, a quattro giri dalla fine, quando avevo più gomme degli altri, torna a piovere. Alla staccata di Misano 1 mi parte l’anteriore – anche se a me sembrava di aver fatto tutto giusto – cado e finisco a terra. Triste, incazzato e imbruttito vado via, mi allontano da tutto e da tutti. Come se non bastasse passano due minuti, inizia a diluviare e sospendono la gara. Fossi rimasto in gara un altro giro sarei almeno salito sul podio… Invece no, oltre al danno anche la beffa! Però per me è comunque un bel ricordo. Essere stato in testa a Misano, aver lottato alla pari con i grandi team… Bisogna sempre guardare la parte piena del bicchiere! Pensa poi che il mio compagno di squadra era ventesimo… (ride

Parliamo ora di futuro. Misano è un luogo di punta per la formazione dei nuovi piloti. Quante probabilità ci sono che l’anti-Marquez arrivi dalla Motor Valley?

Non mi piace parlare di anti-Marquez ma è naturale che se ne parli e che ne vada trovato uno. Quello che avrebbe dovuto essere il nuovo Valentino, per intenderci, se non fosse che il nuovo Valentino, peraltro un highlander intramontabile e ineguagliabile, è arrivato dalla Spagna ed è proprio Marquez. Però l’Italia ha fatto qualche salto in avanti. Oltre a Dovizioso, nostro romagnolo e vero lottatore, abbiamo un grandissimo vivaio: c’è Morbidelli, che secondo me ha un potenziale molto elevato che per ora ci ha fatto solo intravedere. Il Morbido è un metodico: impara una cosa, la mette in atto, fa un altro passo in avanti… Così è diventato campione del mondo in Moto2, e credo che abbia tutte le carte in regole per lottare là davanti. Lo stesso Bagnaia ha un grandissimo talento. Gli serve solo un po’ di tempo per prendere confidenza con la Ducati, più difficile per un rookie rispetto a una Yamaha… Poi se guardiamo Moto2 e Moto3 ci sono tanti piloti che stanno facendo delle cose belle: Celestino Vietti, Lorenzo Baldassarri, Enea Bastianini, Luca Marini… Dire chi di questi potrà essere l’anti-Marquez è impossibile. Il livello di adesso è molto alto, e a questi ragazzi va lasciato il tempo di fare il loro cammino.

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