Racconti dalla Motor Valley

La Formula 1 a Imola: otto gran premi che hanno fatto la storia.

Quando Enzo Ferrari osservò quel terreno collinoso che fiancheggiava il fiume Santerno non ebbe alcun dubbio: “Sarà un piccolo Nürburgring” disse il Drake, che in quei saliscendi naturali intravide subito le potenzialità per un circuito tecnico e selettivo, uno di quei tracciati adatti ai veri fuoriclasse, e per questo destinato a entrare nel cuore di tutti gli appassionati.

Naturalmente aveva ragione. E dal 14 settembre 1980, quando dopo una lunga gestazione il sogno di Enzo Ferrari e dei padri fondatori del circuito divenne realtà, l’Autodromo di Imola ha scritto pagine indelebili della storia della Formula 1. Attingendo agli scatti del grande fotografo imolese Marco Isola ne abbiamo selezionate otto. Otto gare che, per motivi diversi, hanno costruito e alimentato il mito dell’autodromo imolese. A partire da quel Gran Premio d’Italia, tuttora un unicuum nella storia del circuito, per arrivare al Gran Premio dell’Emilia-Romagna del 2020, la gara che pone fine alla lunga astinenza e riporta nel cuore della Motor Valley la classe regina dell’automobilismo sportivo.
 

1980: l’atteso debutto.
 

Il semaforo verde del primo GP di Formula 1 all’Autodromo di Imola. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 
Finalmente, a trent’anni dalla posa della prima pietra, nel settembre del 1980 Imola debutta ufficialmente nel campionato mondiale di Formula 1. Il circuito aveva già accolto sul suo asfalto le vetture della massima categoria in due occasioni, non valide però per l’assegnazione del titolo: il Gran Premio Shell del 1963, vinto da Jim Clark su Lotus, e il Gran Premio Dino Ferrari del 1979, vinto da Lauda su Brabham dopo un appassionante duello con Villeneuve. Approfittando dei lavori di ammodernamento in corso al circuito di Monza, l’Autodromo di Imola, all’epoca intitolato a Dino Ferrari, ospita la 51a edizione del Gran Premio d’Italia. Le Renault di Jabouille e Arnoux dominano le prove, in un weekend che vede anche l’esordio della prima Ferrari a motore turbo (126C), guidata da Gilles Villeneuve. Il canadese in gara porta la vettura a motore aspirato, ed è protagonista di un brutto incidente prima della Tosa, fortunatamente senza conseguenze. Il gran premio viene vinto da un imprendibile Nelson Piquet, che taglia il traguardo davanti alle Williams di Jones e Reutemann, nella soddisfazione generale di tifosi e addetti ai lavori per l’ottimo debutto del circuito.
 

1982: il grande sgarro.

Imola 1982 - Pironi precede Villeneuve sulla linea del traguardo
Pironi precede Villeneuve sulla linea del traguardo. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 
L’inizio del campionato del 1982 è tutt’altro che felice. Dissidi interni tra piloti, costruttori e federazioni portano addirittura diversi team al boicottaggio del Gran Premio, il secondo della stagione. A Imola si presentano soltanto quattordici vetture, ma sugli spalti (116.000 spettatori nell’intero weekend) lo spettacolo è completo. La prima fila è delle Renault di Arnoux e Prost, seguite dalle Ferrari di Villeneuve e Pironi. In gara i quattro diventano presto tre dopo il ritiro di Prost per un guasto al motore. Quello che va in scena di lì a poco è un duello fratricida tra i due piloti della Ferrari, con Arnoux nella parte del terzo incomodo. Quando quest’ultimo si defila succede di tutto: Villeneuve sbaglia alla Rivazza e Pironi lo punisce, registrando anche il giro veloce della pista. Il canadese lo ripassa alla Piratella e la scuderia, che pensa di aver già visto abbastanza, decide di esporre il cartello “SLOW” al muretto. Ma Pironi se ne fa beffa, e si rimette in testa con un attacco in accelerazione sul dritto. Villeneuve si innervosisce, rischia l’uscita alla Rivazza e poi, a due giri dalla fine, con una staccata mozzafiato alla Tosa si riprende il primo posto. La sua però è soltanto un’illusione, perché con un colpo di coda passato alla storia Pironi infila il compagno alla Tosa e va a conquistarsi la sua prima vittoria al volante della Rossa. Nel paddock scoppia la bufera. Sul podio gli unici sorrisi sono quelli di Michele Alboreto, giunto terzo sulla sua Tyrrell-Ford Cosworth.
 

Imola 1982 - È gelo sul podio tra Villeneuve e Pironi
È gelo sul podio tra Villeneuve e Pironi. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 
1989: la rivalità Prost-Senna.

Senna parte a rilento e viene sorpassato dal compagno di squadra Prost. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 
Aprile 1989. È passato meno di un anno dalla scomparsa di Enzo Ferrari, e l’Autodromo, che ora affianca il nome del Drake a quello del figlio Dino, accoglie 166.000 tifosi trepidanti per la IX edizione del Gran Premio di San Marino. La prima fila è tutta a colori McLaren-Honda, con la quinta pole consecutiva di Ayrton Senna nel circuito (diventeranno sette, record assoluto in Formula 1, e saliranno a otto complessive, record della pista) davanti al compagno Alain Prost. Al quarto giro il ferrarista Gerhard Berger esce di pista ai 290 km/h sbattendo violentemente contro le barriere della curva del Tamburello. L’auto prende fuoco ma l’assistenza tempestiva dei Leoni della CEA, intervenuti in 14 secondi e 98 centesimi, salva la vita al pilota austriaco. La ripresa dopo la bandiera rossa segna un momento spartiacque: Prost approfitta della lenta partenza di Senna, ma il brasiliano, alla Tosa, lo supera di slancio, contravvenendo a un presunto patto di non belligeranza siglato dai due prima della gara. Senna si invola e va a vincere il Gran Premio, con quaranta secondi di distacco da Prost, che ai box inveisce contro il compagno di squadra. È l’inizio della grande rivalità Prost-Senna, un dualismo tra i più intensi e spettacolari della storia della Formula 1, culminato in quell’anno nel celebre e controverso episodio di Suzuka.
 

Ayrton Senna in fuga verso la sua seconda vittoria imolese. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 

1990: la rivincita di Patrese.
 

Riccardo Patrese taglia per primo la linea del traguardo sulla sua Williams FW 138 motorizzata Renault. (tratta dal libro “La Formula 1 a Imola”)

 
L’anno successivo Senna e Prost, passato in Ferrari, si ripresentano a Imola separati da solo quattro punti in classifica piloti. Dopo la pole e il warm-up della domenica, il brasiliano sembra avviato verso il suo terzo successo consecutivo sul Santerno, ma al terzo giro compie uno dei suoi rari errori in carriera, alla Variante Alta, ed è costretto al ritiro. Mansell, al volante della seconda Ferrari, ingaggia uno spettacolare duello con Patrese alle spalle del fuggitivo Berger, ma al 38° giro è frenato da un guasto al motore. L’italiano, al volante della Williams-Renault, vola: Berger gli resiste al primo attacco, ma al cinquantunesimo giro Patrese si prende la testa della gara. Al Santerno risuona l’inno di Mameli, in un podio a tinte italiane grazie anche al terzo posto di Alessandro Nannini su Benetton. Patrese, che nel 1983 venne sbeffeggiato dai tifosi dopo un errore che consegnò la vittoria alla Ferrari di Tambay, si prende la sua personale rivincita e il pubblico imolese si lascia alle spalle il brutto episodio, tributando al pilota padovano l’affetto che si merita.
 

1994: l’annus horribilis.

Uno degli ultimi scatti di Senna nell’abitacolo della sua Williams.

 
È l’edizione numero 14 del Gran Premio di San Marino, e passerà alla storia come uno dei weekend più nefasti dell’automobilismo sportivo. La paura si impadronisce dell’Autodromo già dal venerdì: nelle libere Barrichello vola contro le reti di protezione della Variante Bassa. Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il pilota brasiliano, uscito miracolosamente indenne, che nelle qualifiche del sabato Roland Ratzenberger, alla sua stagione di debutto in Formula 1, perde la vita in un terribile schianto alla Tosa. Si sceglie di correre, seppur in un clima surreale. La maledizione prosegue quando alla partenza il tamponamento tra Lamy e Lehto scaglia dei detriti in tribuna e causa il ferimento di quattro persone. Si riparte dopo cinque giri di safety car, e al settimo giro, alle ore 14.17 di domenica 1° maggio, la Williams-Renault di Ayrton Senna esce di pista alla curva del Tamburello, impattando sulle protezioni a 310 km/h. La gara prosegue in un’atmosfera di completo terrore. A dieci giri dal termine una ruota impazzita, perduta dalla Minardi di Michele Alboreto durante un pit-stop, travolge e ferisce sei persone. La prima vettura a tagliare il traguardo è la Benetton dell’astro nascente Michael Schumacher, ma le attenzioni sono rivolte tutte all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove Senna lotta tra la vita e la morte. Alle 18.40 il reparto di rianimazione comunica ufficialmente che il cuore del campione brasiliano ha smesso di battere. Se ne va uno dei protagonisti più amati di sempre della Formula 1, che a seguito dei tragici fatti del weekend decide di fare della sicurezza dei piloti una sua priorità assoluta. Lo stesso fa l’Autodromo di Imola: le curve Tamburello e Villeneuve vengono sostituite con altrettante varianti. Vengono modificate le curve Piratella, Rivazza e Variante Bassa e viene posizionata una barriera sul muretto della pit-lane.

 

2000: l’anno di Schumi.

L’esultanza di Michael Schumacher sul podio di Imola al Gran Premio del 2000.

 
Nel primo Gran Premio di San Marino del terzo millennio (il 20° dalla sua istituzione), l’entusiasmo del popolo ferrarista è alle stelle. Il bis in Australia e Brasile fa presagire che questo sia finalmente l’anno di Schumacher e della F1-2000, e all’Autodromo si registra un’affluenza record di oltre 190.000 spettatori. Il circus ripaga gli appassionati con uno spettacolo decisamente all’altezza. Le qualifiche vedono i quattro piloti di testa racchiusi in appena mezzo secondo, con Mika Häkkinen a spuntarla sul rivale tedesco per soli 91 millesimi. È il preludio di un duello appassionante in gara, che vive il suo momento decisivo al giro quarantaquattro: Häkkinen rientra ai box, Schumacher resta in pista per quattro giri percorsi tutti al limite, prima di rientrare per un pit stop che i meccanici Ferrari completano in soli 6.2 secondi. Il boato del pubblico quando la Rossa rientra in pista davanti alla McLaren-Mercedes è assordante. Seppur tallonato dal finlandese, Schumacher si invola verso il suo terzo successo a Imola, e la terza vittoria consecutiva di una stagione che non solo riporterà il titolo piloti a Maranello, a ventun anni dall’ultima affermazione, ma aprirà un’era indimenticabile per tutti i tifosi del Cavallino Rampante.
 

2005: il passaggio del testimone.

Fernando Alonso precede Michael Schumacher sulla linea del traguardo.

 
Quando il circus raggiunge il circuito del Santerno nella primavera del 2005, si respira aria di cambiamento. Fernando Alonso, pilota spagnolo della Renault, vincitore delle prime due gare della stagione, sembra intenzionato a porre fine al dominio del binomio Schumacher-Ferrari. In qualifica deve accontentarsi però del secondo posto, al fianco del finlandese della McLaren-Mercedes Kimi Räikkönen. Male le Ferrari, con Barrichello decimo e Schumacher, autore di un grosso errore alla Rivazza, solo quattordicesimo. Il grande campione tedesco trova però modo di riscattarsi in gara, ed è protagonista di una spettacolare rimonta che a ventuno giri dalla conclusione lo porta in terza posizione, alle spalle di Jenson Button. Con il giro veloce della gara e il contemporaneo rifornimento del leader della gara Alonso, Schumacher si guadagna la prima posizione, infiammando i tifosi della Rossa presenti sugli spalti. La sosta riporta il tedesco alle spalle dello spagnolo ma i dodici giri che precedono la bandiera a scacchi sono uno spettacolo per tutti gli appassionati di questo sport. Schumacher tallona Alonso e prova ripetutamente a sorpassarlo, ma il giovane pilota mostra una freddezza da campione assoluto. Non sbaglia niente, resiste anche all’ultimo assalto sulla linea del traguardo e interrompe la striscia di tre vittorie consecutive del Kaiser, che però l’anno dopo, in una gara altrettanto spettacolare, si prenderà la rivincita con la vittoria numero 7 in carriera sul circuito imolese, record assoluto della pista.
 

2020: il grande ritorno.

Le vetture sulla griglia di partenza al I Gran Premio dell’Emilia-Romagna.

 
Dopo un’attesa interminabile durata quattordici anni, sabato 31 ottobre e domenica 1° novembre l’Autodromo di Imola torna ad accogliere la Formula 1 per la prima edizione del Gran Premio dell’Emilia-Romagna. Lo fa a porte chiuse, causa pandemia, ma nel tripudio generale di un circuito, di una città e di una regione che vedono finalmente concretizzarsi i tanti sforzi compiuti per tornare ad essere protagonisti. Il circus ritrova un autodromo moderno, rinnovato nelle strutture e nel tracciato, che a seguito della modifica alla Variante Bassa risponde ai requisiti omologativi richiesti dalla Federazione Motociclistica Internazionale. Kimi Räikkönen è l’unico pilota ad aver già corso a Imola, per tutti gli altri si tratta di un debutto assoluto. Le libere del sabato mattina sembrano spingere Hamilton verso la pole, e invece in qualifica il più veloce è il suo compagno di squadra Bottas. Bene i piloti della scuderia faentina AlphaTauri Gasly e Kvjat, rispettivamente quarto e ottavo, male le Ferrari, con Leclerc e Vettel al settimo e al quattordicesimo posto. In gara Hamilton, dopo una partenza difficile, sfrutta l’overcut per guadagnarsi la testa della gara e consolidarla nella parte finale con un giro veloce dietro l’altro. Valtteri Bottas e Daniel Ricciardo completano il podio. È la vittoria numero 93 di un emozionato Lewis Hamilton, che con questa vittoria, ottenuta nel circuito indissolubilmente legato al suo grande idolo Ayrton Senna, consegna alla Mercedes il campionato mondiale costruttori, il settimo consecutivo per la scuderia tedesca.
 

 

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